Addio Facebook e Instagram: è finita per i social | Ecco da quando non potremo più usarli


I social sono lo strumento necessario per la nostra vita, ma tutto sta per cambiare: i social non potranno essere più utilizzati?

La comunicazione è parte della nostra vita e come tutti sanno è impossibile non comunicare, anche il silenzio è una forma di comunicazione. La comunicazione si distingue in verbale e non verbale e nel corso del tempo il modo standard di comunicare si è ampliato sempre di più oltre la distinzione appena citata. Nel corso della vita degli individuo è entrato il circolo il mondo digital communication, una comunicazione che va al di là della classica e che utilizza nuovi metodi e nuovi strumenti come quelli dei social network dando la possibilità al singolo individuo di poter modificare il proprio stile di vita adottando nuovi stimoli comunicativi.

Oggi il modo di comunicare è completamente cambiato e gli aspetti tradizionalisti si sono dovuti adeguare ad un nuovo sistema, un sistema analizzato anche da una serie televisiva di notevole importanza che lascia dei messaggi chiari e forti su ciò che significa comunicazione sui social, Black Mirror. La serie richiama l’unicità visionaria di quello che può essere il mondo attraverso il digital tanto che richiama la particolare affermazione:“La gente vuole ascolto. Il 90% della seduzione è ascolto. “Be’, potrebbe funzionare. Quel che conta è che l’altro si senta importante. Devi far credere di voler distruggere il resto del mondo per concentrarti su di lei. La piena attenzione. Black Mirror”. 

I media tradizionali ci hanno abituato ad un sistema diretto di comunicare ossia “io parlo e tu ascolti, io scrivo tu leggi” e, mantenere questo anche sui social è un metodo che va a danneggiare l’efficacia del nuovo comunicare venendo percepiti come essere fastidiosi ed estranei. La pratica dell’ascolto deve essere centrata a quello che in quel determinato momento si vuole comunicare, ossia la scelta dei contenuti da trattare che un tempo si chiamava piano editoriale (ancora oggi mantiene la stessa forma quando bisogna analizzare gli obiettivi di un determinato progetto all’interno dei social stessi). Occorre piuttosto inserirsi in determinati argomenti attraverso topics contribuendo con i propri interessi e i propri commenti in modo da costruire un’identità sui social.

L’avvento degli smartphone e l’utilizzo dei social network come Facebook, Youtube e Instagram ha coinvolto e in alcuni casi anche travolto la domanda e l’offerta iniziale constatando, soprattutto per le aziende, un nuovo metodo da adottare per raggiungere un determinato profitto aziendale. Qualcosa però, sta cambiando e il mago dei social network Mark Zuckemberg sta minacciando di tagliare i suoi servizi.

Addio ai social Facebook e Instagram?
Il colosso dei social network, Mark Zuckemberg, che gestisce Instagram e Facebook a capo dell’azienda Meta ha minacciato di tagliare i suoi servizi nel vecchio continente per un complesso caso in relazione ai dati personali.

Una minaccia che non fa tanta paura poiché Zuckemberg perderebbe oltre 40 miliardi del suo fatturato grazie all’Europa.

Questo discorso è stato approfondito all’interno del Tg satirico Striscia la notizia tramite la rubrica ideata da  Marco Camisani Calzolari, che ha fatto chiarezza sull’episodio affermando: “Quando ci registriamo sui social e li usiamo, tutto finisce nei loro server. Si tratta di un mucchio di dati personali che l’Unione europea ci aiuta a proteggere grazie al GDPR, che è il migliore al mondo dal punto di vista della tutela dei cittadini. Ma le grandi aziende americane hanno bisogno di trasferire i nostri dati sui loro server: il problema è che gli Usa gestiscono i dati in maniera diversa dall’Europa e questo non piace”.

Ha poi aggiunto: “In pratica l’azienda Ue non vuole che l’azienda Usa sappia i fatti suoi, per questo non è stato trovato un accordo e alcuni servizi non possono più funzionare. È quindi urgente un nuovo accodo più solido dei precedenti che consenta che i dati personali europei arrivino negli Usa con garanzie non diverse da quelle riconosciute dall’Europa”.

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